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Lavoro come psicologo a Milano.

Mi occupo di consultazioni, sostegno psicologico e psicoterapia

Stress

Lo stress è una risposta psicobiologica a stimoli di carattere emotivo, cognitivo e sociale, a condizione che l’individuo avverta le richieste dell’esterno come eccessive e al difuori del suo controllo.

Possiamo differenziare tra uno stress acuto e uno cronico. Nel primo caso abbiamo a che fare con un evento che si verifica una volta sola la cui durata è circoscritta nel tempo. Nel secondo, la fonte di stress permane nel tempo e ha effetti rilevanti sul benessere individuale e sociale.

Ci potremmo anche trovare di fronte a quadri di attivazione di stress che si presentano a intervalli regolari, i quali tuttavia incidono in maniera importante sulle nostre modalità comportamentali e sul raggiungimento delle nostre aspirazioni.

 

 

Se classifichiamo lo stress in funzione della natura degli eventi, possiamo differenziarlo secondo un’accezione negativa o positiva. In molti casi gli stressor – ovvero gli eventi stressanti – sono nocivi e conducono a condizioni di sofferenza psichica, il che ci fa parlare di distress. Mentre in altri casi, gli stressor assumono caratteristiche benefiche – e quindi parliamo di eustress –, poiché favoriscono una maggior vitalità dell’organismo.

Esiste una correlazione tra le funzioni del nostro sistema immunitario e le esperienze stressanti. In effetti, quanto più siamo esposti a eventi d’intensità elevata, in particolare nei primi anni di vita, tanto più si abbasseranno le difese immunitarie e si vincolerà il nostro sviluppo, sia fisico sia psicologico.

Possiamo individuare quattro categorie di sintomi riconducibili allo stress:

- sintomi fisici: mal di testa, dolori alla schiena, disturbi gastro-intestinali, dolori articolari, tachicardia, sudorazione delle mani, agitazione, problemi di sonno, stanchezza, perdita di appetito, disfunzioni sessuali;

- sintomi comportamentali: alimentazione malsana, uso di alcolici, svalutazione degli altri, procrastinazione e inconcludenza;

- difficoltà emotive: tensione, rabbia, nervosismo, ansia, crisi di pianto, infelicità, inermità, agitazione e senso, assenza di speranza;

- credenze disfunzionali: difficoltà di mediazione, negoziazione e risoluzione dei compiti, limitazione dei processi creativi; perdita del senso d’umorismo, ipervigilanza.

Alla luce di questo, innumerevoli situazioni quotidiane – separazioni, un lavoro non soddisfacente, lutti o traumi più complessi – possono metterci di fronte a sintomi che sperimentiamo come stressanti.

 


 

Ma che cosa ci fa dire che una particolare circostanza abbia un impatto così forte dal punto di vista psicologico tanto da definirlo STRESS?

Anziché considerare i contenuti delle esperienze cui andiamo incontro, assume un ruolo di primo ordine l’atteggiamento con cui viviamo le nostre faccende quotidiane.

È naturale che eventi traumatici abbiano un impatto altrettanto forte sul nostro essere, ma è idea condivisa che un’attitudine personale orientata al percepirsi come inadeguato, fuori dal nostro controllo, in procinto di essere sopraffatti dagli eventi della vita, abbia ripercussioni rilevanti sulla percezione di noi stessi e possa intensificare il circolo improduttivo dello stress.

Di solito un primo passo comprende il concentrarsi su di sé, fermandosi e indirizzando l’attenzione al proprio interno. L’immagine che ho in mente è quella della tempesta, dove in un primo momento non è necessario domandarsi perché siamo stati coinvolti ma ritrovare noi stessi, le risorse più profonde, per governare la nostra barca, superare l’ostacolo e riprendere la nostra rotta.

In un secondo momento, implementando strategie di coping più adattive, si può intraprendere il difficile compito di risolvere la crisi attraverso processi mutativi. È risaputo che gran parte dello stress che avvertiamo ha origine dall’attività lavorativa. I ritmi sempre più sostenuti e le richieste pressanti delle aziende, oltre alla crescente tendenza a identificarsi con il proprio lavoro, determinano sovente un costo che, se prolungato nel tempo, può intaccare seriamente il nostro benessere. Richieste eccessive e protratte nel corso del tempo sul posto di lavoro possono dare origine al “burn-out”, una vera e propria forma di esaurimento lavorativo che implica sintomi determinati, quali nervosismo, insonnia, senso di fallimento individuale, bassa stima di sé, indifferenza, isolamento, rabbia e risentimento. In particolare, il corpo sembra averne la peggio; non sono rare le richieste di malattia che aumentano esponenzialmente e un senso di demotivazione generale.

Un’altra fonte più insidiosa di stress è il mobbing. Esso può essere definito come quell’insieme di comportamenti graduali e sistematici che mirano all’emarginazione e all’annichilimento di un lavoratore.

L’esposizione al mobbing è stata classificata come una sorgente di stress sociale sul lavoro e come il problema più paralizzante e devastante per i lavoratori rispetto a tutti gli altri stressor correlati al lavoro.

Il burn-out e gli stati di mobbing esigono rapidamente una presa in carico, nella quale è opportuno avere uno spazio d’ascolto psicologico volto a sostenere la crisi e a individuare le potenzialità insite da mettere in gioco.

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